A tu per tu con… Don Aniello Manganiello

Abbiamo incontrato don Aniello il 13 gennaio 2012  in occasione della sua conferenza sulla legalità, tenutasi presso l’Auditorium delle Scuole Medie di Brebbia (VA). L’amministrazione Comunale ha organizzato due incontri, uno per i ragazzi della scuola “don Guido Macchi” e uno aperto a tutta la cittadinanza. Le scuole del territorio (Gavirate, Besozzo, Brebbia, Cittiglio, Cocquio, Comerio,  Gemonio) dall’anno scorso portano avanti un progetto, denominato Maimafiamai, che ha l’obiettivo di sensibilizzare le giovani generazioni su questa tematica, in collaborazione con l’associazione Libera.

Don Aniello ha accettato con  entusiasmo di rispondere alle nostre domande, così ha avuto inizio un incontro davvero intenso, ricco di spunti di riflessione.

Ci può raccontare com’è nata l’idea di questo libro, “ Gesù è più forte della camorra”  scritto a quattro mani con Andrea Manzi? 

Questo libro è nato per l’incontro di due iniziative: da una parte il mio amico Andrea Manzi mi chiedeva da tempo di mettere su carta la mia esperienza e dall’altra la casa editrice Rizzoli mi ha contattato con lo stesso scopo. L’opera di Andrea è stata quella di fissare la mia narrazione in un racconto e di organizzarlo, dividendolo in capitoli.

Quali sono quindi le tematiche che possiamo trovare all’interno del testo?

L’obiettivo è quello di condividere un’esperienza forte in un quartiere come Scampia. Non è un trattato di sociologia che vuole approfondire l’esperienza dei clan nel territorio campano, che sono diverse migliaia, o dare conto dei loro interessi. E’ un libro di denuncia, di testimonianza, che sta ad affermare che è possibile contrastare la camorra  in quel territorio attraverso la denuncia, l’educazione alla legalità della gente e soprattutto delle giovani generazioni.

Il titolo ci suggerisce l’idea che la Chiesa giochi un ruolo fondamentale in questa azione…

Sì, è così: è necessario mettersi in gioco e la Chiesa deve farlo, non solo con la strategia educativa, ma anche vivendo per strada, accompagnando la gente nel quotidiano, nel vissuto.

Occorre aiutare concretamente, perché una delle cause del radicamento della camorra nel territorio campano è la povertà associata alla mancanza di cultura. La Chiesa può fare molto attraverso l’accompagnamento educativo, ma anche il sostegno alle famiglie disagiate. Nel mio libro faccio sempre riferimento al mio fondatore, don Guanella , che diceva: “date Pane e Signore”.  Non posso parlare ad un povero di Gesù Cristo se questo ha fame, ha difficoltà a rispondere ai suoi bisogni primari!

Naturalmente nel libro è presente il racconto delle conversioni che ci sono state ( del camorrista, del pusher del clan Di Lauro, del tossicodipendente, del rapinatore di oreficerie in mezza Italia, ecc.),  ma anche lo sviluppo  di un movimento che si è creato attorno ad un modo nuovo di vivere la comunità. Questo è stato uno degli elementi a cui ho tenuto di più: le conversioni sono state possibili perché non solo c’è stata disponibilità ad accogliere la parola di Dio, ma anche perché c’è stata la vicinanza di tutta una comunità.

Deve essere particolarmente difficile trasmettere dei valori  in un contesto come quello di Scampia…

Beh, vede, una comunità che diventa sempre più compatta e unita, che si muove nella direzione di certi valori,  può diventare ogni giorno un mezzo di contrasto alle mafie soprattutto  con la scelta di andare controcorrente, di vivere la legalità all’interno della propria famiglia e della società. Il contesto esterno è esattamente opposto, si affida alle modalità dell’illegalità, i cui   modelli sono il camorrista con la macchina di lusso, la moto potente, i vestiti griffati e una bella ragazza al suo fianco.

Le famiglie oneste possono dare agli adolescenti soltanto lo stretto necessario (mangiare, vestirsi e ciò che serve per la scuola).

Ci rendiamo conto quindi che accompagnare i figli a scelte controcorrente, distanti da questi modelli,  è veramente molto difficile. E’ qui però che l’azione educativa della famiglia , della Chiesa e della scuola possono essere davvero “stupende”: quanto più è difficile andare controcorrente, tanto più quest’opera viene caratterizzata dalla sfida e diventa forte la voglia di vincere.


Dopo queste parole, la sua stretta di mano sicura diventa per me veicolo di energia e di voglia di lottare. La lotta alla criminalità è un’impresa ardua, ma ci sono delle grandi vittorie ottenute da uomini come lui. E nel mio cuore nasce un pensiero: occorre lasciarsi conquistare da un messaggio di pace e non aver paura di impegnarsi giorno per giorno per ciò in cui si crede.

Milanese di nascita, ha vissuto nel Varesotto per poi trasferirsi a Domodossola. Insegnante di lettura e scrittura non smette mai di studiare i classici, ma ama farsi sorprendere da libri e autori sempre nuovi.

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