Abbiamo potuto incontrare, durante la XXVI edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, Daria Bignardi, giornalista, conduttrice e ora anche scrittrice. Si trovava al Salone per la presentazione il suo ultimo libro, “L’acustica perfetta“, un bellissimo romanzo d’amore edito da Mondadori.
L’amore tra Arno e Sara nasce istintivamente, come mai? Cosa li fa innamorare? Qual è il fattore scatenante?
Questo è uno dei misteri della storia: l’incontro è molto precoce, perché, quando si incontrano, sono veramente piccoli. Per questo quello che nasce tra di loro è qualcosa di istintivo e ci metteranno tutta la vita a capire di che cosa si tratta.
Si può vivere senza esprimere se stessi? Conosciamo davvero chi ci sta intorno, secondo lei?
Questa è una delle cose che soprattutto Sara cerca di capire. In realtà ci provano entrambi, anche se Arno non ne è tanto consapevole come Sara, che vuole imparare ad esprimere la sua creatività. Quello che accade tra lui e Sara lo spingerà però ad andare molto più a fondo di questa sua esigenza, anche dal punto di vista creativo. Non sempre conosciamo chi ci sta intorno, nel loro caso per esempio no, soprattutto Arno non conosce Sara. A lui non interessava conoscerla, voleva soprattutto averla, come uno strumento.
Il personaggio del libro che mi ha colpito di più è Arno, come può mettersi in un modo così potente e riuscito nella testa di uomo?
Quando si crea un personaggio, c’è una fase di ispirazione e poi di identificazione; credo sia molto simile al recitare, cercare dentro di sé emozioni che ti portino vicino a quello che vuoi raccontare. Nel caso di Arno, ho cercato di immedesimarmi in persone che ho conosciuto; ci sono molti uomini nel libro, l’aspetto maschile è molto indagato. Mi sono resa conto di provare un po’ di invidia per la linearità degli uomini, che non è una caratteristica riduttiva, anzi ritengo che sia un complimento.
Arno e Sara si ritrovano grazie ad una coincidenza, lei crede alle coincidenze?
Dal punto di vista letterario sono meravigliose, perché tutto quello che riguarda il destino è uno strumento narrativo fantastico. Io non so se ci credo, nella vita reale a volte capitano, ma sul momento non si riesce bene a interpretarle. È comunque bello così: è affascinante lasciare un po’ di mistero nelle storie, senza indagare a fondo. In tutti i miei libri il destino conta moltissimo.
Quella de ‘L’acustica perfetta’ sembra una storia reale, comune, di tutti i giorni… lo è?
Da quello che mi hanno scritto i lettori, che sono molti, a volte succedono storie del genere. Non credo che succeda molto comunemente, però, forse è più probabile che ci sia il desiderio che si verifichi una situazione del genere. Sara è quasi costretta a farlo, perché arriva alla consapevolezza che, se non facesse qualcosa, tornerebbe a soffrire di quella malattia di cui ha sofferto da giovane. In più, arriva a fare questa scelta perché ha un rapporto profondissimo con i suoi figli, che ha sempre curato in maniera esclusiva per molti anni.
Oltre che come giornalista e conduttrice si è affermata anche come scrittrice di romanzi. Quali sono i punti di forza dei suoi lavori, secondo lei?
Se posso essere immodesta, credo che siano soprattutto lavori onesti, molto poco artefatti. Di contro, invece una cosa è artefatta ed è la tecnica della costruzione e il ritmo della storia: a me piacciono i libri che si fanno leggere, che abbiano un ritmo incalzante. A me piacciono molto i libri così ed è quello che cerco di regalare ai miei lettori.
Se dovesse immaginare di partecipare alle Invasioni Barbariche ed avere Daria Bignardi come ospite, cosa le chiederebbe?
Mi preparerei molto bene, leggendo i suoi libri per conoscerla meglio, credo che partirei da lì e cercherei di farle raccontare chi è, cosa le sta a cuore. Da me tutti gli ospiti sono persone e, soprattutto, storie da raccontare.