Abbiamo intervistato Annarita Briganti, giornalista culturale, al suo primo romanzo sulla fecondazione assistita basato su una storia vera “Non chiedermi come sei nata”, Cairo Editore.
Ho trovato la protagonista del tuo romanzo, Gioia, una donna molto fragile ma anche molto determinata. E’ così? Come la definiresti?
Qualcuno ha detto che Non chiedermi come sei nata è un incrocio tra Jane Austen e Sex and the City. Qualcun altro ha scritto che Gioia è un incrocio tra la prima della classe e Cenerentola. Confermo tutto. La mia protagonista, che all’inizio perde un figlio che non sapeva di aspettare, è circondata da uomini – il fidanzato storico Uto, il ginecologo-padre putativo Andrea, amanti vari tra cui Alberto che avrà un ruolo fondamentale nella sua vita – ma tutti insieme non formano un punto di riferimento decente.
Lei, la Pausini citata in epigrafe o la stilista Prada presente nella trama, sono il simbolo delle donne toste, molto più forti di me. Cadono mille volte e ce la fanno sempre. Il mio romanzo, basato su una storia vera, è un percorso di risalita, speranza e amore. Poi ti ricordi quella canzone? “Siamo così, è difficile spiegare certe giornate amare, lascia stare, tanto ci potrai trovare qui con le nostre notti bianche ma non saremo stanche neanche quando ti diremo ancora un altro sì…”
Il desiderio di Gioia di diventare madre è fortissimo, tanto che si sottopone a terapie tremende che la fanno stare anche molto male. Mi ha colpito molto come hai raccontato il rapporto della protagonista con il suo corpo, ce ne parli?
Il corpo delle donne è il prezzo che paghiamo per l’emancipazione. Abbiamo voluto sfondare il tetto di cristallo? Dobbiamo accettare di essere giudicate anche per la nostra taglia. Gioia ha un bel fisico, si cura molto, ha un passato sportivo. Dramma nel dramma, quando sarà costretta a farsi le siringhe di ormoni sulla pancia per restare incinta, perderà il controllo del suo aspetto e anche della propria vita. Poi certo, ci sono cose più importanti che preoccuparsi del proprio peso. Magari bastasse entrare nei jeans minuscoli per essere felici. Sono frustrazioni, spesso femminili, che denotano mancanze. Non chiedermi come sei nata è un romanzo sulla solitudine.
Il tema della legge 40 è molto scottante, forse per questo se ne parla poco in Italia. Recentemente le cose sono cambiate, ci racconti che tipo di passo in avanti è stato fatto?
La 40, che limitava la libertà degli italiani di scegliere come avere un figlio, era la legge più sbagliata del mondo. Emanata dieci anni fa per motivi ideologici, ha impedito il progresso medico e troppe nascite. Bocciata 32 volte da tribunali italiani e internazionali, recentemente è stata smantellata dalla Corte Costituzionale che, con una sentenza storica, compensando la latitanza dei politici, ha eliminato il divieto di fecondazione eterologa ovvero sarà possibile per le coppie ricorrere a donatori esterni. L’ultimo baluardo è quello che impedisce la fecondazione alle single ma lotterò perché sia eliminato, finché vivrò.
“Abbiamo tutti due amori. Uno che presentiamo al mondo e un altro più forte, che nutriamo in segreto.” Possiamo parlare del tuo libro come di un romanzo d’amore? Gioia si sente amata?
Gioia non è mai amata abbastanza, una condizione comune alle donne belle intelligenti e perbene. Non chiedermi come sei nata è un romanzo di amori liquidi, una fotografia di come ci siamo ridotti, donne e uomini, tutti vittime di quelli che non sanno amare, che ci prendono e ci buttano via. Eppure sarebbe così facile far funzionare le cose. Però la mia protagonista difende il suo romanticismo ad oltranza, ci crede e ci crederà sempre. Il suo motto è: mai e poi mai rinunciare ai sogni.
Tu sei una giornalista culturale molto apprezzata, cos’hai provato ad indossare i panni di autrice?
Ci ho messo quattro anni e circa undici stesure. Mi aspettavano tutti al varco, invece Non chiedermi come sei nata ha avuto un’accoglienza pazzesca in Italia e all’estero. In un mese sono usciti una trentina di articoli, è candidato ai premi, sto girando il mondo per presentarlo. Una grande emozione e un grande dolore insieme. Non è facile mettermi così a nudo, letterariamente, e purtroppo non sono stata molto protetta dalle persone care. Diciamo che il mio destino è tanta gloria e altrettanta solitudine (tema ricorrente).
Ho trovato la tua scrittura molto emozionale, come sei riuscita a trasmettere così intensamente l’emozione attraverso la parola?
Ah, se ti dicessi che so fare una sola cosa ed è scrivere? Anzi, due (amare).