Il suo ultimo romanzo, “La porta del Paradiso”, è un incredibile unione di storia ed avventura e così, per sapere qualcosa di più su questo meraviglioso, piccolo gioiello, Gli Amanti dei Libri sono andati ad incontrare Alfredo Colitto per rivolgergli qualche domanda.
Signor Colitto, parliamo del suo romanzo “La porta del paradiso” ma, per cambiare un po’, partiamo dalla fine. Nei ringraziamenti vediamo che sua moglie è messicana. È per questo che ha scelto proprio il Messico come meta per il suo Leone? Quanto c’è di sua moglie nel personaggio di Estrella?
Poco dopo l’inizio del romanzo Leone è costretto a fuggire dal Regno di Napoli. Ho scelto di mandarlo in Messico perché è un paese che amo e che conosco bene, avendoci vissuto diversi anni. Il viaggio di Leone ripercorre un po’ il mio, in un altro secolo, ma negli stessi luoghi. In quanto al personaggio di Estrella, non è modellato su mia moglie, anche se gli occhi scuri di Estrella e il suo sguardo insondabile mi ricordano qualcosa…
Un altro personaggio che colpisce molto è Padre Mariano. È stato difficile entrare nella testa di quest’uomo combattuto tra fede e affetti?
Creando il personaggio di Mariano, ho immaginato un prete spinto da una fede autentica, che nel corso del romanzo si trova a fare scelte in contrasto con ciò in cui ha sempre creduto. Una volta deciso questo, il suo modo di pensare è venuto da solo, un’azione dopo l’altra.
Una buona parte del libro riprende la rivolta guidata da Masaniello. Quanto c’è di fedele alla storia nel suo romanzo e quanto, invece, è frutto della sua fantasia?
Tutte le informazioni storiche sulla situazione di Napoli e su Masaniello sono riportate fedelmente (l’aumento continuo delle tasse da parte degli spagnoli, il luogo in cui abitava Masaniello, l’arresto della moglie, il modo in cui scoppiò la rivolta, eccetera). La stessa cosa vale per tutte le persone realmente esistite che compaiono nel libro, come don Giulio Genoino, Marco Vitale ed altri. Nel romanzo poi ho fatto in modo che Masaniello interagisse con i miei personaggi, e quella parte naturalmente è frutto di fantasia.
In che modo si è documentato per ricreare Napoli e le varie città messicane in maniera tanto coinvolgente?
Come per tutti i miei libri, la maggior parte del lavoro di documentazione si svolge in biblioteca, consultando mappe e libri di studiosi sia contemporanei, sia dell’epoca. Ma per me è fondamentale andare di persona nei posti che ho scelto di narrare, per vederli con i miei occhi, assorbirne l’atmosfera, gli odori, le sensazioni. Ho fatto così anche stavolta, e spero di aver ottenuto un buon risultato.
Il personaggio di Leone è bello, ma non perfetto, forte e coraggioso, ma anche pieno di molte paure. Si è ispirato a qualche modello in particolare?
I modelli sono talmente tanti che alla fine credo di non poterne identificare nessuno con precisione. Leone è un po’ l’archetipo dell’eroe: giovane, bello e determinato, viene messo alla prova dalla vita fino al limite delle sue possibilità.