Questa domanda andrebbe fatta a chi le reputa colpevoli; c’è tutta un’esegesi dei padri nobili della psicanalisi, ma nessuno di loro si è mai permesso di dire che la mamma è la colpevole dell’anoressia. Gli esegeti dei giorni nostri, io li chiamo d’accatto ma non posso fare nomi, dicono che i padri nobili affermano queste cose. In realtà cito un avvocato, Giulia Buongiorno, famosa per tanti processi, in un’intervista recente ha detto ‘’Se prendi la Bibbia puoi farle dire quello che vuoi, anche che è un libro porno’’.
Così se prendi Freud e lo tiri per la giacchetta, o Lacan o quant’altro le mamme vengono descritte nelle maniere più orribili.
Non si può negare che la madre sia il primo nutrimento per tutti, esistono madri meravigliose e non, ci sono certamente anche madri che sbagliano in mala fede come in buona fede, però quello che penso, avendo alle spalle una buona scuola di pensiero, è che un conto è ingenerare un rapporto nevrotico con il cibo, un conto è ingenerare una malattia mentale. Quindi questi archetipi di mamme vengono usate in questa maniera scomposta, addirittura inventate, perché esiste una persona reale di cui non faccio nome, che si è inventata come archetipo ‘’le mamme pattumiere viventi, le mamme aspiratutto’’.
La mamma del mio libro quando va a letto dice ‘’Vorrei sapere come è fatta una mamma-pattumiera’’; non contenta di adoperare gli archetipi come sapeva lui, si è inventato questo mito delle mamme ultra ossessive, divoratrici. Marta decide di non accettare questo stereotipo e lotta con tutte le sue forze, giusto?
Mamma Marta è un po’ una somma di tante mamme; io ho scritto ‘’Briciole’’ 21 anni fa e prima mi venivano a cercare le ragazzine, poi tante mamme. Io ho conosciuto tante mamme meravigliose e doppiamente disperate perché le loro figlie erano anoressiche per cui erano terrorizzate. Non tutte erano così combattive come Marta, Marta l’ho voluta fare anche come conforto, come esempio l’ho voluta descrivere così combattiva. Una psichiatra che stimo molto, Laura Dalla Ragione, responsabile di uno dei migliori centri pubblici in Italia a Todi, ha letto il libro ed è rimasta incantata; ha detto ‘’Io conosco circa cinquanta associazioni di parenti di figlie anoressiche e voglio darglielo per conforto’’.
Lei è stata la prima a parlare di anoressia nella letteratura vent’anni fa, se parlarne è un modo per cominciare ad affrontare le spetta quindi sicuramente un grande merito. Come mai ha sentito il bisogno di ritornare?
Quando ho scritto Briciole non immaginavo che avrebbe avuto un simile successo, soprattutto perché ancora dopo vent’uno anni è ancora in libreria. E’ stato un bestseller ed è un homeseller, io stessa mi stupisco di trovarlo ancora in libreria. Non pensavo di scrivere ancora qualcosa sull’anoressia, quest’idea è venuta fuori da una conversazione con il direttore editoriale della Longanesi, ed io ho cominciato a unire i fili e ho visto quanto, anche se in realtà me ne ero già accorta, l’anoressia era diventata protagonisti di un circo mediatico e che in questo protagonismo si era popolato un circo di cialtroni. La mamma del libro, Marta, dice ‘’ Andando su Internet ho scoperto che gli esperti di studi alimentari sono più numerosi dei tifosi del calcio’’ usando una metafora. Ho cercato di portare un po’ d’ordine. Perché è stata terribile questa cosa. E’ la prima volta che viene data voce alle mamme.
Cosa è cambiato in questi anni da quando è uscito Briciole?
Nella malattia niente; nella forma della malattia. Sono cambiate cose perché si è abbassata l’età, si è allargato il range: prima era magari solo circoscritta all’adolescenza o poco più. L’anoressia è la malattia mentale con il più alto tasso di mortalità fra le malattie della mente. Quello che è successo in questi anni è che si è popolato di ciarlatani. Se uno parla di giornali, di scarpe o di borse è un conto ma se si parla di vita o morte è un altro.
Una curiosità, ma sono così poco sensibili gli psicologi che si offrono di aiutare chi soffre?
No, ce ne sono di bravissimi. Ce ne sono tanti, quello che io vorrei è che si facesse uno screeming: sono cresciuti come funghi i centri che si occupano dell’anoressia. Vogliamo andare a verificare la percentuale di guarigione?
Se ne parla abbastanza di questa malattia a livello sociale delle istituzioni?
Se ne parla molto a sproposito. Ho recentemente scoperto una cosa che non sapevo, il ministro Lorenzin ha messo su una commissione per questo, me lo ha riferito proprio una psichiatra chiamata a lavorarvici. Speriamo siano buoni segnali. Il problema è capire che chi sta male non riesce a distinguere chi è buono da chi è cattivo. A mia mamma se dicono che è una mamma coccodrillo o pattumiera va dai carabinieri per denunciarli. Ma non tutte le mamme hanno la stessa energia.
Quale messaggio vorrebbe lasciare ai suoi lettori?