I meccanismi capaci di scatenare l’impeto da cui nasce un romanzo sono inspiegabili e differenti per ogni autore. Per quanto mi riguarda si tratta spesso di segnali minuti, particolari poco rilevanti ma in grado di far maturare la riflessione e spingere alla ricerca.
Sono un semplice amante dell’espressione artistica e non certo uno studioso o un conoscitore d’arte. Mi sono ritrovato qualche tempo fa, nel corso di una visita familiare ai Musei vaticani, a contemplare il gruppo scultoreo del Laocoonte. Un gigantesco blocco di candido marmo lunense plasmato dalle mirabili mani di Atenidoro, Polidoro e Agesandro, meglio noti come “La scuola di Rodi”. Impressionato dalla perfezione dell’opera, sono andato a ricercare se esistessero altri gruppi scultorei attribuiti agli stessi artisti. Una ventina d’anni fa, nella grotta del Ninfeo di Sperlonga è venuta alla luce una scultura che recava la firma dei tre di Rodi in un frammento. Si trattava di una rappresentazione del viaggio di Ulisse. Anche un profano come io sono si sarebbe accorto che tra la perfezione del Laocoonte e i tratti della scultura di Sperlonga ci passavano generazioni di scultori: la mia impressione fu che le due sculture non provenissero della stessa mano.
Sono andato allora a ricercare le modalità di rinvenimento del Laocoonte: gallina che canta…
In una fredda mattina del gennaio 1506, il papa Giulio II della Rovere mandò a chiamare il suo esperto d’arte Giuliano da Sangallo, il quale si fece accompagnare dal suo più caro e stimato amico, il giovane Michelangelo Buonarroti: sotterrata in una vigna era venuta alla luce un’antica scultura.
Giunto nei pressi del luogo del rinvenimento, il Sangallo compì un rapido esame sui frammenti solo in parte assemblati e dichiarò senza esitazione alla folla radunatasi in attesa del suo responso: «Si tratta del Laocoonte, quello stesso che Plinio descrive come la più bella scultura mai esistita, dopo averla ammirata nella domus di Tito.»
Da quel momento in poi si scatenò una vera e propria Laocoonte-mania. Tutti vogliono vedere il gruppo scultoreo, da ogni parte giungono a Roma visitatori pronti a fare giornate d’attesa pur di poter dare un’occhiata all’opera. I potenti europei fanno a gara per accaparrarsela. A porre fine alla disputa ci pensò il papa, pronto a sborsare l’esorbitante cifra di ottocento ducati d’oro pur di possedere il Laocoonte.
Inserire in un motore di ricerca le parole Michelangelo e Laocoonte è stata la prima cosa che ho fatto dopo aver appreso queste notizie; e grande è stata la mia sorpresa quando mi sono imbattuto in autorevoli studi che affermavano con ampie documentazioni che il Laocoonte fosse in realtà un’opera michelangiolesca.
Ho così incominciato a studiare la vita di Michelangelo, restandone letteralmente travolto: la lunga carriera di Michelangelo inizia a causa delle sue capacità di falsario e, a differenza di altri, lo scultore fiorentino ha voluto che le sue gesta fossero tramandate attraverso l’opera di ben tre biografi ufficiali. Ma anche questa necessità di lasciare memoria in una persona schiva e scostante come il Buonarroti ha acceso in me non pochi sospetti, sino a portarmi alla convinzione che Michelangelo abbia lasciato ciò che voleva noi sapessimo. Ma ha volutamente omesso i tanti lati oscuri e misteriosi della sua vita e della sua opera: un antro buio talmente ampio da contenere agevolmente la trama di un romanzo…
Marco Buticchi è nato alla Spezia e ha viaggiato moltissimo per lavoro, nutrendo così anche la sua curiosità, il suo gusto per l’avventura e la sua attenzione per la storia e il particolare fascino dei tanti luoghi che ha visitato. È il primo autore italiano pubblicato da Longanesi nella collana «I maestri dell’avventura», accanto a Wilbur Smith, Clive Cussler e Patrick O’Brian. A dicembre 2008 è stato nominato Commendatore dal Presidente della Repubblica per aver contribuito alla diffusione della lingua e della letteratura italiana anche all’estero. La voce del destino (2011) è stato finalista al Premio Bancarella 2012 e ha vinto il Premio Salgari 2012. In uscita in questi giorni, sempre per Longanesi, il suo ultimo romanzo La stella di pietra.