
Autore: Illies Florian
Casa Editrice: Marsilio editore
Genere: cronaca storica
Traduttore: M. Pugliano, V. Tortelli
Pagine: 302
Prezzo: 19.50 €
Nel 1913 il mondo ancora non sa a che cosa sta andando incontro. Stalin e Hitler si incrociano tutti i giorni ai giardini pubblici di Vienna, Franz Kafka si prodiga in struggenti lettere d’amore e ancora non scrive al padre, mentre il principe Ferdinando, che sarà alla base di tutto il trambusto degli anni successivi, si lamenta del colore dei cerchioni della sua auto.
Il mondo gira veloce, insomma, avvicinandosi sempre di più alla Guerra Mondiale, ma le persone prese in esame in questo libro sembrano non accorgersene, tutte prese come sono dai loro problemi personali. Con un sorriso nostalgico che trasuda da ogni pagina, Illies ci racconta stralci di vita di persone celebri con taglio quasi giornalistico, sempre ironico, mai drammatico, facendole apparire come i nostri vicini di casa, i nostri parenti, i nostri migliori amici. I personaggi che ci entrano negli occhi e nel cuore, attraverso questi brevi estratti di vita, non sono affatto gli emblemi di questa o quella forma d’arte riportati con presentazioni roboanti sui libri di scuola, ma persone vere, aventi a che fare con problemi che di certo nei manuali non verranno mai riportati.
“È il primo istante del 1913. Un colpo riecheggia nella notte scura. Si sente un clic, le dita si tendono sul grilletto ed ecco l’eco sorda di un secondo sparo. La polizia arriva in fretta e arresta subito il cecchino. Si chiama Louis Armstrong. Il dodicenne di New Orleans voleva dare il benvenuto al nuovo anno con una pistola rubata. La polizia lo mette in cella e il primo gennaio lo spedisce di prima mattina in riformatorio, nel Colorado Waif’s Home for Boys. È così turbolento che il direttore dell’istituto, Peter Davis, non sa che pesci prendere e istintivamente gli mette in mano una tromba (ma avrebbe tanto voluto dargli un paio di ceffoni). Ed ecco che Louis Armstrong d’un tratto ammutolisce, prende lo strumento quasi con delicatezza e sente di nuovo il freddo metallo sotto le dita che la notte precedente giocavano ancora nervose con il grilletto della pistola, ma, invece di uno sparo, nella stanza del direttore strappa già alla tromba i primi caldi suoni selvaggi” (pag.9).
Ho scelto questa citazione per un motivo più che semplice: è quella che mi ha colpito di più e credo che non sia stata la casualità a volerla come apertura del libro. Ho scoperto al volo una cosa che non sapevo su un personaggio che ammiro moltissimo, e così per altri grandi della storia nelle pagine successive. È facile lasciarsi catturare, lasciarsi prendere dalla curiosità sulla vita privata dei cavalieri del Blue Reiter, sulle numerose donne di Pablo Picasso e sul complicato rapporto di Hernst Hemingway con la bottiglia.
Meglio di un romanzo, le pagine di Illies trascinano all’interno di una trama complessa e mai banale, fatta di tanti personaggi tutti scollegati tra loro, tutti diversi e lontani; eppure ognuno di loro collabora con gli altri a rendere il 1913 un anno memorabile, davvero degno di essere raccontato. D’altra parte, esiste forse un romanzo scritto meglio della storia stessa, quella con la S maiuscola e che tra i banchi di scuola sembra tanto noiosa?